martedì 4 ottobre 2011

Mosca, Anello D'Oro e San Pietroburgo

 




1° agosto
Si parte per la Russia. L’appuntamento a Malpensa con il gruppo (38 lombardi e 4 piemontesi) è fissato per le 9.30, ma alle 9 ci sono già tutti. L’aspettativa è palpabile. Per la quasi totalità dei partecipanti si tratta del primo viaggio in quel grande e un po’ misterioso paese e l’idea di vedere Mosca, ma soprattutto San Pietroburgo, è elettrizzante. Dopo un viaggio senza storia (cioè più che buono) ed un arrivo caratterizzato da una puntualità “svizzera”, eccoci all’uscita dal nuovo aeroporto di Mosca Sheremetyevo. Non ci rimane che incontrare la guida, e questo stuzzica la mia curiosità.  Le guide locali sono sempre un’incognita.
Bingo! Quel signore biondo e minuto in jeans e t-shirt bianca che è lì ad aspettarci si rivela fin da subito non solo simpatico ed efficiente, ma anche perfettamente padrone della lingua italiana, parlata senza alcuna inflessione e con una correttezza ed una ricchezza di termini da far invidia anche ai più colti figli del Bel Paese. Dimitri ci accompagnerà a Mosca e sarà con noi nel giro che ci poterà  in alcune delle più belle città dell’Anello d’Oro, il percorso turistico che tocca molte antiche e interessanti città della Russia, e saprà comunicarci le sue conoscenze con precisione e completezza senza sbavature e lungaggini, riuscendo fin da subito ad accattivarsi l’attenta ed ammirata simpatia da parte di tutti.

2-3  agosto
Mosca, sempre bellissima ma intristita il primo giorno da un tempo inclemente, che ci porta a vedere la Piazza Rossa sotto un cielo plumbeo e ci costringe a visitare il Cremlino e le sue cattedrali sotto una pioggia impietosa, si fa perdonare il giorno successivo con una giornata discreta che ci permette di continuare le nostre visite all’asciutto (Galleria Tretyakov con le sue splendide icone, Collina dei Passeri con vista sulla città, Monastero fortificato  Novo Devici e zona pedonale dell’Arbat e soprattutto con una serata memorabile sulla Piazza della Vittoria, dove oltre 1400 getti d’acqua color sangue commemorano i lunghi giorni della guerra contro le truppe dell’Asse, presso il piccolo lago incantato in cui si specchia il monastero fortificato di Novo Devici e su una Piazza Rossa resa magica dall’illuminazione notturna.

4 agosto
I 200 chilometri da Mosca a Vladìmir cominciano a darci un’idea di che cos’è la Russia. Su una distesa apparentemente piatta, in realtà movimentata da mille ondulazioni, si alternano foreste immense, grandi zone coltivate e piccoli villaggi dalle minuscole case in legno. Al disopra si inarca un cielo senza confini nel quale veleggiano bianche nuvole provenienti da est, chissà, forse dagli Urali, forse dalla lontana Siberia.
Ecco Vladìmir, fondata al tempo della prima Crociata (1108) e per alcuni decenni capitale della Russia. La sua massiccia “Porta d’Oro”, collegata agli alti bastioni a terrapieno coronati di palizzate e torri, forniva alla città una valida difesa contro le incursioni tartare. I suoi monasteri  - della Dormizione/Assunzione, della Natività,  “delle Principesse -  denotano ricchezza e d eleganza, ma il vero gioiello della città lo si trova ai limiti di un parco. E’ la Cattedrale dedicata a San Demetrio di Tessalonica, di non grandi dimensioni ma splendida  nel suo ricamo di pietra che racconta le Storie del re Davide. Alla sua costruzione avvenuta fra il 1194 ed il 1197, oltre alle maestranze locali parteciparono maestri bizantini, scalpellini e scultori georgiani inviati dalla regina Tamar e capimastri e muratori del Sacro Romano Impero (forse maestri comacini e ticinesi, che all’epoca abbellivano l’Europa con il loro splendido romanico?).
La vera sorpresa ci attende a Suzdal’ dov’è previsto il nostro pernottamento. Immaginatevi una grande area verde di prati, campi e frutteti in cui si perdono le piccole, eleganti case che ospitano gli 11.000 abitanti della cittadina e dalla quale sorgono come grandi isole bianche i complessi dei Monasteri e delle Chiese minori. Alle spalle del complesso alberghiero – un passabile  “Kurort“ (luogo per vacanze) di epoca sovietica sviluppato in orizzontale sul fondo di un vallone – si delinea il profilo di una chiesa e del suo campanile e più lontano, al dilà del piccolo fiume Kamenka, la lunga bastionata turrita del grande Monastero Spaso-Evfimjev (del Salvatore e di Sant’Eufemio) da cui spunta un grappolo di cupole dorate. La tentazione è troppo forte. Dopo cena con mia moglie ed un paio di amici decidiamo di “lanciarci” in una breve passeggiata e, attraversata la Kamenka su una romantica passerella di legno, saliamo fino in cima al dosso su cui sorge la grande bastionata del Monastero di Sant’Eufemio e la parte alta della cittadina. Sul viottolo di campagna incontriamo quasi tutti i membri del gruppo, che hanno avuto la stessa pensata, ed  una miriade di altri turisti – come prevedibile, tutti italiani. Ci accorgiamo subito che è stata un’ottima idea. Da quei pochi metri di altezza si spazia su tutto il complesso di chiese e monasteri e si gode un tramonto impagabile. Non c’è da stupirsi che il piccolo podio che sporge sul fiume all’angolo sud-orientale delle mura al momento nostro arrivo ospitasse una piccola schiera di pittori che col calare del buio sbaraccano uno ad uno. L’ultima ad andarsene è una bella ragazza bionda che ancora per qualche minuto indugia sulle ultime pennellate.

5 agosto
L’indomani mattina ha luogo la visita ai monumenti storici ed architettonici di Suzdal’, e ci rendiamo conto che le promesse della sera prima non si rivelano fallaci. Il museo all’aperto delle architetture in legno, il Cremlino con la Cattedrale della Natività di Maria, il Palazzo Vescovile e la chiesetta lignea di San Nicola, il complesso di Sant Eufemio ed il Monastero del Velo (dell’Intercessione di Maria), il paesaggio della cittadina con il suo fiume, per l’occasione azzurrissimo, meriterebbero da soli un viaggio in Russia. Al Monastero di Sant Eufemio ci mostrano due sale tappezzate di lettere, foto e cimeli che ricordano il periodo in cui quel complesso era stato adibito a lager per i prigionieri di guerra italiani, la maggior parte rimasta laggiù, sotto pochi palmi di terra. La Russia è anche questo.
Nel pomeriggio, escursione nella piccola località di Bogoljubovo, a 10 chilometri oltre Vladimir,  dove visitiamo il grande Monastero “dell’Amore di Dio”, fondato nel XII secolo, e poi, lasciato il pullman e scavalcata la Ferrovia Transiberiana su un’altissima passerella, ci avviamo per una passeggiata di un paio di chilometri attraverso una campagna verdissima per una piccola strada ben lastricata. Ecco la nostra meta. Da lontano pare una insignificante cappella bianca, ma arrivandoci ci si scopre al cospetto di uno dei gioielli dell’architettura medioevale russa, la chiesa dell’Intercessione di Maria, costruita nella seconda metà del XII secolo. Quello che affascina subito tutti è l’immagine della chiesa che si specchia in una tranquilla ansa del fiume Nerl’, poi l’occhio è catturato dalle proporzioni dell’edificio e dallo splendido ricamo di pietra che orna le pareti. Uno di quei luoghi in cui si desidererebbe  trascorrere lunghe ore di serenità e che si lasciano con non poco rimpianto. Torniamo a Suzdal’ per la cena e, transitando per Vladìmir, salutiamo la guida locale, una signora gentile ed elegante che ci ha accompagnato per due giorni con le sue spiegazioni in un italiano ineccepibile, ma parlato con un forte accento russo ed uno strano tono da maestra di prima elementare.

6 agosto
La nostra visita della “Moscovia” sta volgendo al termine. Visitiamo Pereslavl’ Zalesskij, una cittadina senza nulla di particolare, salvo la sua posizione presso un lago azzurrissimo ed i suoi monasteri. Il principale di questi, grandioso ma piuttosto mal tenuto, è stato sede per decenni della polizia segreta sovietica, e se ne respira ancora l’atmosfera. In compenso dall’alto delle sue torri si gode di una bella vista sul lago Pleshcevo e sulla bella campagna circostante. La guida locale, una signora nella terza età, pare uscita da una  caricatura della vecchia Russia. Dmitri, che funge da traduttore,  a volte amplia e chiarisce le spiegazioni che non lo soddisfano. Nel pomeriggio, dopo un trasferimento in pullman, si respira già l’aria di Mosca. La visita al grande complesso fortificato di Segjev Posad, a circa 70 chilometri dalla capitale, splendido per le sue cattedrali ed i suoi giardini, rialza il tono della giornata. Quasi più che dalle bellezze architettoniche del grande Monastero, il gruppo è colpito dalle file di pellegrini (le solite pie-donne, ma anche tanti uomini e giovani) che avanzano passo passo verso la tomba del Santo Sergio di Radonjez, il fondatore del monastero.  In serata, salutati e ringraziati come si conviene Dmitri, la guida, e Vasilij, il nostro premuroso e riservato autista, ci imbarchiamo sul treno notturno per San Pietroburgo.

7 agosto
All’arrivo nella vecchia capitale sul Baltico il cielo non promette molto ma in mattinata, inaspettato, arriva il sole. Ogni volta non si può evitare di rilevare il grande respiro di quella città costruita sull’acqua e le proporzioni smisurate dei suoi palazzi affacciati sulla Neva.  La fortezza e la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, che nulla possiede dello stile “russo” a cui il nostro occhio si era ormai assuefatto, sono gremite di turisti –italiani, naturalmente - e così pure l’incrociatore Aurora, veterano della terribile guerra russo-giapponese del 1905 ed ora museo galleggiante in quanto protagonista, secondo la leggenda politica, della resa del Parlamento nel 1917 alle truppe bolsceviche. Sulla tolda gremita, occhio ai portafogli. Coppie di borseggiatori ben organizzati girano come falchetti, e qualcuno del gruppo viene preso di mira, per fortuna senza successo.
L’escursione al grande complesso di palazzi e parchi di Tzarskoe Selo (il “villaggio imperiale”) presso la cittadina di Pushkin è sempre fonte di stupita ammirazione per i visitatori, e così è stato anche questa volta. Caterina I, Elisabetta, Caterina II, le tre grandi Zarine del XVIII secolo hanno gareggiato nell’aggiungere forme e ricchezze allo smisurato palazzo barocco ed all’annessa chiesa dell’Annunciazione ed il turista si perde estasiato fra gli ori, i riflessi e le luci dell’immenso Salone degli Specchi e rimane stupito – non sempre ammirato – della grande, fin troppo esaltata Sala d’Ambra, dove pareti, colonne, architravi sono rivestiti da uno strato crostoso d’ambra dalle mille sfumature: un insieme piuttosto opprimente nonostante la spesa astronomica sostenuta all’origine per la sua realizzazione e dopo la II guerra mondiale per la sua ricostruzione . Potrebbe essere definita “una perfetta americanata russa”.
Bisogna tuttavia riconoscere che in una giornata di sole l’insieme dei palazzi, dei giardini all’italiana, dei parchi e degli specchi e corsi d’acqua con numerosi padiglioni che vi si specchiano (ognuno di per sé un gioiello architettonico), è effettivamente splendido.

8 agosto
La giornata grigia e piovosa dona innegabilmente il suo fascino romantico alla visita delle cattedrali barocche Smol’nij e Alersandrovskij e soprattutto del cimitero Tichvin, dove, sotto il tetto di fogliame degli innumerevoli alberi, riposano gli artisti più famosi del XIX e del XX secolo. Qui in pochi metri quadrati si possono ammirare le tombe dei più grandi geni della musica russa e, poco distante, il monumento funerario di Dostoevskij, e la pioggia contribuisce a creare l’atmosfera raccolta e pensosa che si addice al luogo. Un po’ meno piacevole, anche se anch’esso non privo di uno strano fascino perverso, il giro pomeridiano in battello sui fiumi e canali della città, con spettacolare uscita sulla grande Neva, effettuato sotto una pioggia implacabile.

9 agosto
La giornata è dedicata ai Musei. Il mattino lo splendiamo allo Hermitage, per ammirare una minima ma significativa parte dei suoi tesori, che assommano ad alcuni milioni di pezzi (non basterebbe una vita per vederli tutti), e procediamo trovandoci faccia a faccia con pittori della levatura di Rembrandt, Veronese, Tiziano, Raffaello, Poussin, e poi, all’ultimo piano, ecco Matisse, Cezanne, Picasso, Van Gogh… una ricchissima galleria di opere della pittura impressionista. Oggi si pranza a lume di candela locale  in un ristorante caratteristico del centro, dove i commensali sono allietati da un concerto di canzoni tradizionali eseguite da un esperto strumentista e da due brave cantanti. Parte del pomeriggio la trascorriamo al Museo Etnografico, a mio giudizio (condiviso poi anche da una parte del gruppo), uno dei più interessanti musei al mondo, dove si possono ammirare i costumi e gli ambienti propri agli innumerevoli popoli del Pianeta Russia, dalle etnie cattoliche degli stati baltici e della Bielorussia a quelle animiste della profonda Siberia e confuciane delle rive del Mar della Cina. La seconda parte del pomeriggio la dedichiamo all’ultimo “struscio” sulla nobile Prospettiva Nevskij, sulla quale già abbiamo consumato i sandali nelle serate precedenti: una sfilata ininterrotta di negozi, grandi magazzini, gallerie commerciali che hanno deliziato le signore del gruppo. La serata quasi per tutti è dedicata alla preparazione dei bagagli in vista delle partenza, e poi a letto presto, perché alle 2.30 suonerà la sveglia. 

10 agosto
Puntualissimo ci attende il pullman, al volante del quale troneggia la nostra autista Alona, una valchiria niente affatto sgradevole alla vista nonostante le sue mises un po’ strane. Tania, la nostra guida dell’Inturist, una buona signora dalla discreta preparazione, l’abbiamo salutata ieri pomeriggio, e all’aeroporto ci accompagnerà Güzel, una aspirante guida di origine tartara, brava e gentile, e pure carina, che ha già affiancato la guida ufficiale nelle visite ai musei dove il gruppo, troppo numeroso per essere ammesso tutto in una volta, era costretto a dividersi.
Il viaggio di verso l’Italia in cui, come tutti i rientri, il rimpianto della fine del tour si contempera con il sollievo del ritorno a casa, si svolge  anche questa volta senza storia nonostante il trasbordo a Mosca, e atterriamo a Malpensa nuovamente “alla svizzera”, addirittura con qualche minuto di anticipo. Recuperati tutti (!!!) i bagagli, non ci resta che scambiarci i saluti e le promesse di rivederci presto, e poi il gruppo si separa: 38 andranno verso levante e 4 verso ponente. E’ andato tutto bene!
Come tour-leader non mi resta che pronunciare il ringraziamento più in uso fra i Russi: un sentito Слава Богу,  gloria a Dio.




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